#GoodOmens: Buona Apocalisse A Tutti!

Crowley e Azraphale sono un demone e un angelo, decidono di allearsi per prevenire l’Apocalisse, perché si sono innamorati dell’umanità e delle usanze terrestri. Decidono quindi di educare bene l’AntiCristo ma non tutto andrà come loro sognavano.

– Attenzione! Spoiler! –
(Oh, pure Buddy Jesus ve lo dice…)

Good Omens è una miniserie di Amazon Prime, tratta dal romanzo di Neil Gaiman e Terry Pratchett, Buona Apocalisse a tutti! e vede protagonisti David Tennant (Crowley) e Michael Sheen (Azraphale), arrivata sulla piattaforma di Bezos lo scorso giugno.

La miniserie è brillante, intricata, divertente e ben recitata ma c’è un ma…

Confesso candidamente che ero convinta che sarebbe durata almeno due o tre stagioni anche perché il libro di Gaiman e Pratchett è bello lungo e bello tosto. Si è deciso, immagino per problemi di budget, di trasformarla in un miniserie. E ridurre una storia così lunga a 6 episodi non deve essere stato semplice.

Gaiman ha fatto letteralmente i salti mortali per mettere tutto quello che poteva e si vede, oltretutto, la mancanza del suo socio, Pratchett, morto 4 anni fa, deve essere stato un duro colpo da digerire.

Chi conosce un minimo il processo che sta dietro una serie sa che quando si inizia a lavorarci sopra e a il prodotto arriva sullo schermo (sia esso la tv o la app o lo streaming) passano almeno 4-5 anni, se non di più. Gaiman e Pratchett ci stavano lavorando insieme quando lo scrittore britannico è morto e ciò ha complicato parecchio le cose.

Si iniziò a girare due anni fa circa, con un budget ridotto, con una storia mastodontica, ridotta all’osso per i problemi di cui sopra e il risultato è quello che abbiamo visto.

Brutta serie? No per niente. E’ fatta benissimo, il modo in cui si demoliscono luoghi comuni e cliché sulla religione, sui santi e la filosofia è veramente gustoso e le gag non sbagliano un colpo. Oltre ai citati e fantastici Tennant e Sheen, veramente strepitosi nei panni del demone Crowley e dell’angelo Azraphale, non si possono non ricordare Adria Arjona, nei panni della strega buona Anathema, discendente di una famiglia di streghe perseguitate dalle chiesa e Jack Whitehal, interprete di Newton Pulsifer, ultimo di una “gloriosa” famiglia di cacciatori di streghe, che finiscono, ovviamente, per innamorarsi.

E non si può non citare il piccolo adorabile AntiCristo, Adam, interpretato da Sam Taylor Buck, assolutamente meraviglioso, anche per la parte complicata che doveva interpretare. E nella scena finale lascia veramente senza fiato.

Da rimarcare anche i camei di Frances McDormand, Dio e voce narrante della serie; Miranda Richardson, Madame Tracy, medium part-time e prostituta, invaghita del suo vicino, il maestro di Newton, Shadwell, metà folle e metà bigotto, interpretato da Michael McKean e infine il celebre Sherlock della serie omonima, Benedict Cumberbatch, che dà la voce a Satana.

Non va poi dimenticata Josie Lawrence, che presta il volto alla strega Agnes Rutter, antenata di Anathema e autrice de “Le Belle e Accurate Profezie di Agnes Nutter, Profetessa”, l’unico libro di profezie davvero corrette mai scritto prima, infatti compare spesso nella vicenda e viene usato sempre da Anathema.

Dunque cosa c’è che non va in Good Omens?

Tecnicamente e visivamente nulla. Il problema vero è che è veramente complicato ridurre una storia così in 6 episodi. Il risultato, seppur buono, è che 4 virano sul comico/farsesco e 2, quelli finali, sul drammatico/intenso.

E qui mi tocca dover spoilerare un po’. Gli ultimi episodi non si limitano a trattare, egregiamente peraltro, temi filosofici religiosi, il tutto dopo un inizio assai zoppicante su sto lato, rivangando molto bene vecchi miti, avvenimenti terribili come la caccia alle streghe, ecc, no. Si parla anche di altro. Di rapporti di amicizia, di coppia e genitori/figli e lo fa benissimo.

Gli amici sono tali, anche e soprattutto quando non la pensano come te su certe cose, quando ti salvano da situazioni brutte, quando ci sono insomma e lo stesso vale anche per i genitori oppure i proprio mariti/mogli/conviventi, ecc. Non è necessario avere un legame di sangue per volersi bene.

Il problema, dunque, non è quello che si vede. Il problema è quello che non si vede e che avrebbe potuto/dovuto esserci.

Tra tutte le scene epiche mi permetto di citare quando Crowley fa il bagno alla fine. E chi ha visto sa perché è epica. E strepitoso il modo in cui Adam affronta il suo destino.

Insomma per l’impegno e il risultato ottenuto, visti i limiti di cui sopra, a Gaiman io darei 10, a Good Omens, come serie comica darei anche 9, come serie drammatica, ahimè, mi tocca calare il voto, direi un 7 perché due episodi sono veramente troppo pochi per dire tutto quello che si doveva dire.

Peccato veramente che non abbiano potuto avere di più di sei episodi. Chissà che non facciano un seguito prima o poi ma viste le recenti dichiarazioni di Gaiman ci speriamo veramente poco. Anche se, da autrice, lo capisco perfettamente. Non potrei mai continuare da sola una storia che ho iniziato con la mia socia, Simona Ingrassia.

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